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giu132016

Resistenza agli antibiotici: leggi e iniziative per risolvere il problema

L'allarme sui batteri resistenti agli antibiotici è recentemente tornato alla ribalta dei media. A finire sul banco degli imputati l'eccessivo uso di antibiotici negli allevamenti e l'inerzia delle istituzioni preposte a far fronte alla problematica.
In realtà il tema della resistenza agli antibiotici; ossia la capacità dei microrganismi di resistere ai trattamenti antimicrobici, è da diversi anni oggetto di riflessioni e studi, sia da parte dell'Unione Europea, che dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che non hanno mai nascosto come la diffusione di microrganismi resistenti sia principalmente dovuta ad un abuso degli antibiotici e alla conseguente perdita di efficacia degli stessi. Il reale colpevole della minaccia è tuttavia l'utilizzo scorretto dei farmaci, che spesso vengono erroneamente sottodosati, portando i batteri a sviluppare meccanismi di resistenza sempre più difficili da vincere.
Nel 2001 la Commissione europea ha varato una strategia per contrastare la minaccia rappresentata dalla resistenza agli antimicrobici per la salute dell'uomo, degli animali e delle piante. Il piano prevedeva la graduale eliminazione degli antibiotici per uso non terapeutico negli animali nonché una serie di misure a livello nazionale ed europeo nei settori della raccolta dei dati, della sorveglianza, della ricerca e della sensibilizzazione all'argomento.
Inoltre, a partire dal 2006, la legislazione europea in materia di alimentazione animale vieta l'uso degli antibiotici nei mangimi, prassi che si era riscontrata esistente al fine di accelerare la crescita degli animali da parte di taluni operatori.
Dal 2007, inoltre, l'EFSA e la Commissione europea hanno avviato una serie di iniziative per il monitoraggio armonizzato della resistenza agli antimicrobici e di un uso prudente degli antibiotici.
Nell'ambito delle azioni previste dal sistema di monitoraggio, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) hanno recentemente osservato come campylobacter, salmonella ed escherichia coli si stiano dimostrando sempre meno vulnerabili a ciprofloxacina e colistina.
Nel 2011 la Commissione europea ha varato un piano di azione contro le minacce emergenti connesse alla resistenza agli antimicrobici. Il piano conteneva 12 misure da attuarsi negli Stati membri dell'UE e individuava 7 aree particolarmente bisognose d'intervento. La Commissione europea, in particolare,  riconosceva come il  sottodosaggio di antibiotici sia la causa principale di  sviluppo  della  resistenza  antimicrobica. Dal 2011 sono pertanto stati intrapresi sforzi  per  diffondere un utilizzo prudente degli antibiotici e conforme al principio di precauzione.
Oltre ad essere stato inserito quale priorità nei recenti incontri del G20, la resistenza antimicrobica sarà discussa a livello europeo sia durante il Consiglio dei Ministri della Salute (Lussemburgo, 16 e 17 giugno), che durante il Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura (Lussemburgo, 27 e 28 giugno). L'attuazione del piano d'azione globale contro la resistenza agli antibiotici, predisposto dall'OMS, sarà discusso invece alla riunione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in programma a settembre a New York.

Paolo Patruno

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