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dic142016

Food Sustainability Index: quanto vale realmente ciò che mangiamo

Prendiamo tre indici: agricoltura, nutrizione e spreco alimentare per valutare ogni Paese in base ai risultati delle sue politiche di gestione del sistema agricolo, della produzione alimentare e dello stato di salute della popolazione in relazione alla dieta. È quello che ha fatto la Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (Bfcn) in collaborazione con The Economist Intelligence Unit (Eiu), il centro di ricerca del gruppo The Economist. Il risultato è stato il Food Sustainability Index (Fsi), l'indice di sostenibilità alimentare, presentato a Milano l'1 dicembre scorso, in occasione del 7° Forum Internazionale di Alimentazione e Nutrizione. Non si tratta di un indice che dice semplicemente come mangiamo, né considera gli aspetti di gusto, bontà e tradizione legati al cibo. Parte invece dal presupposto che alimentarsi è il risultato di un sistema complesso, che coinvolge gli equilibri ambientali e sociali.
La classifica stilata in base al Fsi comprende al primo posto la Francia, seguita da Giappone e Canada, su 25 paesi rappresentanti oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l'87% del PIL globale. I primi sono i paesi più virtuosi grazie a un'agricoltura più sostenibile, dove si applicano politiche innovative per combattere lo spreco e si mangia in modo più equilibrato, con un occhio alla salute propria e dell'ambiente. E l'Italia? Conquista un buon sesto posto, dovuto soprattutto alla diversificazione del settore agricolo e la gestione dei consumi idrici. Siamo poi tra i Paesi che stanno facendo di più per contrastare lo spreco di cibo, come dimostra anche la legge promulgata lo scorso agosto, che incentiva le donazioni. Meno positiva invece è la nostra performance sugli aspetti nutrizionali, perché, in sintesi, "mangiamo troppo e male": siamo il terzo Paese per ipernutrizione e al secondo posto per sovrappeso e obesità nella fascia di età tra i 2 e i 18 anni. Anche se cresce la consapevolezza di quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e salutare, come la dieta Mediterranea, i dati mostrano che il bel Paese, soprattutto fra le generazioni più giovani, la sta progressivamente abbandonando. Il prossimo passo, annunciano congiuntamente Eiu e Bfnc sarà lanciare il progetto City Monitor, un indice che descrive le dinamiche del sistema alimentare urbano, attraverso la valutazione delle abitudini di consumo. Nella fase di avvio, Milano sarà una delle 16 città del mondo monitorate e scelte sulla base della loro posizione geografica, della disponibilità dei dati e del loro impegno a implementare una politica alimentare sostenibile.

Francesca De Vecchi

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