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gen122017

Olio di colza: monito per la salute dei bambini più esposti

Un altro olio vegetale sotto la lente di ingrandimento. Si tratta dell'olio di colza, estratto dai semi di una pianta erbacea dai fiori gialli della famiglia delle Brassicaeae (Brassica napus, Brassica rapa e Brassica juncea), utilizzato in molte preparazioni industriali tipo i prodotti da forno e le formule lattee per la prima infanzia.
Efsa ha recentemente pubblicato un'opinione scientifica sui livelli di esposizione all'acido erucico, caratteristico acido grasso di quest'olio, e i possibili rischi alla salute che potrebbero derivarne.
L'acido erucico è un omega-9, monoinsaturo, i cui tenori massimi nei prodotti alimentari sono stati regolamentati in Europa già nel 1976, perché a dosi elevate espone al rischio di sviluppare una malattia cardiaca denominata lipidosi del miocardio. Limiti fino a 5 volte inferiori sono stati invece definiti per i latti per l'infanzia e in generale per i prodotti destinati a questa fascia di età.
La percentuale di acido erucico nell'olio è di circa il 50% del profilo lipidico totale, ma si tratta dei tenori delle varietà selvatiche. Va dissipata una prima preoccupazione: le varietà destinate all'alimentazione umana sono derivate da quelle selvatiche e selezionate per la loro bassa quantità di acido erucico (<0,9%): al suo posto infatti contengono, un altro omega-9, l'acido oleico. Nell'immaginario popolare del resto, la colza deve scontare un retaggio pesante. Da secoli infatti usato per l'illuminazione e più tardi come combustibile, venne già nel XIX secolo declassato a prodotto alimentare di bassa qualità.
Le varietà commercializzate oggi per scopi alimentari hanno un profilo acidico del tutto diverso, compatibile con l'alimentazione umana.
La Commissione europea avrebbe chiesto di rivalutare il rischio che potrebbe derivare dal consumo di quest'olio per la salute umana, così come per quella animale (poiché la colza è contenuta in molti mangimi). L'esposizione media della popolazione generale è nei limiti: non supera infatti i 7 mg/kg di peso corporeo, il TDI fissato. Ma esposti a valori superiori, conclude Efsa, fra 1,3 e 7,4 mg/kg di peso corporeo al giorno, sarebbero invece i bambini, dato il consumo di dolci, torte e biscotti e i neonati (0-12 mesi), la cui fonte principale di acido erucico è il latte artificiale. Questa assunzione potrebbe costituire - riporta l'opinione - un rischio a lungo termine per la salute di una fascia della popolazione molto sensibile agli stimoli derivanti dalla dieta.

Francesca De Vecchi


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