Attualità

nov32017

Insetti come alimenti dal 2018: pronta la legge ma i consumatori lo sono altrettanto?

Entra in piena applicazione dal primo gennaio 2018 il Regolamento europeo che disciplina la vendita di insetti o loro parti per l'alimentazione umana (insieme ad altre tipologie di alimenti riunite sotto il nome di "novel food"). Sarà dunque possibile in tutti gli stati membri produrre e vendere insetti per l'alimentazione umana a patto che la lavorazione rispetti le regole in materia di igiene alimentare.
Fin qui la legge, ma siamo davvero pronti all'invasione degli scaffali?
In realtà prima di immaginare una filiera produttiva ci sono alcuni nodi da sciogliere. Certo è che si sta parlando di insetti che verranno appositamente allevati allo scopo alimentare: le tecniche e soprattutto il substrato di crescita dovranno garantire i massimi livelli di sicurezza per l'uomo, fa notare Antonia Ricci, direttore del dipartimento per la sicurezza alimentare dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e Chair del Biohaz Panel di Efsa. Non sarà quindi possibile pensare, per esempio, di farli crescere su substrati non idonei, magari in un'ottica di riciclo di scarti di altre lavorazione o di rifiuti.
Ma se gli aspetti igienico sanitari da affrontare sono ben chiari, meno disponibilità sembra esserci da parte del consumatore italiano, storicamente tradizionalista, sebbene sia sempre più abituato ad accogliere nel proprio stile alimentare proposte provenienti da paesi, anche molto distanti da noi, come fa notare Andrea Mascaretti, presidente centro sviluppo sostenibile. Gli insetti però devono combattere contro una innata diffidenza, ribrezzo e paure, anche se come cibo sono giustificati e la loro produzione sostenibile da un punto di vista ambientale: hanno un elevato contenuto di proteine (fino al 70% in alcuni casi), fibre, amminoacidi, minerali e vitamine. Si riproducono velocemente e a parità di quantità di proteine prodotte, consumano meno risorse ed energia, producendo meno gas serra; perfetti per aiutare ad affrontare le sfide per la sussistenza di 9 miliardi di persone entro il 2050.
Un terzo del mondo consuma insetti per tradizione, la stessa tradizione che secondo Coldiretti/Ixè porterebbe il 54% dei connazionali a essere contrario alla commercializzazione e solo il 16% favorevole. Identica diffidenza rilevata da una ricerca presentata da Rosantonietta Scramaglia, docente di sociologia del cambiamento sociale alla IULM e membro del comitato scientifico centro sviluppo sostenibile, in cui 513 adulti sono stati intervistati sull'introduzione degli insetti nell'alimentazione italiana. Se si indaga più a fondo la disponibilità, si scopre che solo per alcune specie di insetti tuttavia esiste una preclusione assoluta. Per altri, e cioè grilli, api, formiche e cavallette, emerge una certa apertura. Nel complesso infatti più del 47% degli intervistati è d'accordo con la vendita; valore che sale al 57% fra chi usa cibi etnici. C'è una minor disponibilità quando si chiede di assaggiare il prodotto (più restie sono le donne rispetto agli uomini) ma di nuovo la fiducia sale se grilli, cavallette e formiche vengono proposti all'interno di farine, barrette o tacos, in una forma quindi che li renda possibilmente non visibili e non riconoscibili, quella infatti maggiormente sperimentata da chi sta cominciando a pensare a formulazioni che oltre al valore nutrizionale possano incontrare il favore del pubblico e sfondare il muro di diffidenza ancora molto alto.

Regolamento (Ue) 2015/2283 Del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015 relativo ai nuovi alimenti e che modifica il regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 258/97 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1852/2001 della Commissione

Francesca De Vecchi


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