Attualità

mar302018

Contaminazione di microplastiche nell'acqua in bottiglia

Si torna a parlare di microplastiche nell'acqua, ma questa volta la notizia non riguarda direttamente l'inquinamento di laghi, fiumi e mari, bensì l'acqua da bere venduta in bottiglia. Un'indagine condotta dal progetto giornalistico Orb Media, ha rivelato che la maggior parte dei campioni di acqua in bottiglia sottoposti ad analisi dalla Università di Fredonia, nello Stato di New York, conteneva microplastiche. Sono state prese in considerazione 259 bottiglie di 11 diverse marche vendute in 9 paesi (Cina, USA, Brasile, India, Indonesia, Messico, Libano, Thailandia e Kenya). I marchi inclusi erano Aquafina, Dasani, Evian, Nestle Pure Life, San Pellegrino, Aqua (Indonesia), Bisleri (India), Epura (Messico), Gerolsteiner (Germania), Minalba (Brasile) e Wahaha (Cina). Il 93% dei campioni ha mostrato segni di una contaminazione pari a 325 microparticelle (di dimensioni inferiori a 100 micron) per litro. Il tipo di plastica maggiormente presente era polipropilene (54%), la stessa usata per la produzione dei tappi, mentre sono state trovate anche tracce di lubrificanti tipici del processo di produzione. Nelle conclusioni dello studio, che è stato contestato in diversi punti dalle case produttrici, i ricercatori affermano che dai dati si presume che la contaminazione sia almeno in parte derivante dal contenitore (la bottiglia di plastica) o dal processo di produzione in sé. Solo parzialmente dunque si addossano le responsabilità alle bottiglie, come è logico aspettarsi visti i dati di contaminazione ambientale ben noti. Da qualche tempo si stanno infatti studiando i possibili effetti sulla salute degli animali acquatici dei detriti di plastica in macro e microparticelle di dimensioni inferiori a 5 mm, dispersi nelle acque superficiali e da questi ingeriti, che fanno così il loro ingresso nella catena alimentare.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha comunque reso noto che, pur non considerando a rischio immediato la salute dei cittadini che consumano tali acque, è necessaria una nuova revisione dei potenziali rischi derivanti dalla presenza di microplastiche nelle acque da bere.
In seguito ai processi di degradazione, le plastiche disperse nell'ambiente possono rilasciare le sostanze di cui sono composte o che comunque vengono aggiunte come additivi durante i processi di lavorazione industriale (ftalati, bisfenolo A, PBDE, alchilfenoli). Come contenitori di alimenti sono utilizzate secondo standard di sicurezza ben definiti. La composizione dei recipienti che siamo abituati a vedere in commercio, non è sempre la stessa ma è scelta in base alle caratteristiche dell'alimento che devono contenere. L'Europa, e l'Italia in particolare, hanno ha una regolamentazione molto severa che impone che tutti materiali per il contatto con gli alimenti siano sicuri per la salute e non modifichino la composizione di ciò che contengono. Non significa però che siano oggetti inerti, plastiche comprese. Le bottiglie di plastica devono essere conservate in condizioni che preservino la composizione originaria della bottiglia stessa (al riparo dalla luce solare diretta e in luogo fresco), ma soprattutto questa non deve essere riutilizzata per conservare liquidi alimentari per i quali non è stata originariamente pensata (come per esempio olio o vino se conteneva acqua), per scongiurare la possibile cessione di sostanze plastiche al liquido contenuto.

Francesca De Vecchi


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