Clinica

lug12015

Il ruolo preventivo della nutrizione genetica personalizzata

Il percorso che porta alla diagnosi conclamata di una patologia è spesso silenzioso e può durare anni. La conoscenza della nostra struttura genetica è un'informazione molto importante, che permette un intervento preventivo e personalizzato per ogni individuo in un buono stato di salute. Nell'ambito della genetica personalizzata applicata alla nutrizione, uno o più determinati polimorfismi influiscono sui bisogni nutrizionali di ogni individuo e viceversa sul metabolismo individuale dei nutrienti contenuti negli alimenti.
Per esempio, conoscere la presenza di una specifica variante nel gene Mthfr - 5,10 -metilenetetraidrofolato è importante per capire la giusta quantità di folati da assumere giornalmente per mantenere una buona salute cardiovascolare.
La salute del cuore dipende da un complesso equilibrio di fattori ambientali, nutrizionali e genetici. Il gene Mthfr è una proteina chiave nel metabolismo dell'acido folico (vitamina B9), che è coinvolta nella sintesi del Dna e nelle reazioni di metilazione del Dna. Inoltre, influenza i livelli di omocisteina nel sangue, il cui aumento può determinare un'infiammazione delle pareti venose e un maggiore rischio di malattie cardiovascolari. La presenza di valori ottimali di vitamine del gruppo B, incluso acido folico, B6 e B12 è un fattore importante nel mantenimento di normali livelli di omocisteina. Una specifica variante sul gene Mthfr risulta in una ridotta capacità dell'enzima di legarsi ai folati e di svolgere il suo ruolo nei meccanismi cellulari. Di conseguenza sarà necessario fornire un'adeguata integrazione esterna con specifiche quantità di vitamine del gruppo B per favorire il corretto funzionamento dell'enzima. Individui portatori di questo polimorfismo sono esposti a maggiori rischi di malattie cardiovascolari, difetti del tubo neuronale infantile e cancro al colon.
Un altro esempio dell'utilità dell'informazione genetica è rappresentato dalla conoscenza di polimorfismi nei geni Il-6 e Tnfá, entrambi coinvolti nei processi infiammatori e di apoptosi, che favoriscono un'infiammazione basale aumentata e quindi una maggior predisposizione a patologie associate a infiammazione cronica. Numerosi studi sulla nutrizione genetica hanno dimostrato come soggetti che posseggono tali varianti hanno necessità di assumere omega-3 in dosi maggiori (3 g/giorno) rispetto a una condizione normale (1,6 g/giorno), poiché hanno la capacità di contrastare l'attività di tali geni e di ridurre la suscettibilità verso malattie infiammatorie.                                                  

Elena Giordano


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