Clinica

set132016

Bere vino fa bene alla salute se si evita l'abuso

Un risotto integrale è un ottimo piatto dal punto di vista nutrizionale, eppure 4 chili di risotto potrebbero fare male a chiunque. La noce moscata è gradevole e stuzzicante ma la polvere di un'intera noce potrebbe avvelenare un bambino. La maggiore o minore tossicità di un alimento dipende infatti dalla quantità utilizzata e dalla composizione complessiva della sostanza. Per anni, del vino è stato valutato solo il suo contenuto alcolico mentre le ricerche più recenti hanno consentito di valorizzare il ruolo antiossidante, antinfiammatorio e di modulazione metabolica di sostanze vegetali, come polifenoli, stilbeni, flavonoidi o altre sostanze (molte presenti nel vino di qualità) che possono svolgere un'azione documentata di modulazione e contrasto su diabete, sindrome metabolica, danno epatico e neuronale.
Così da un lato il vino di qualità si presenta sempre più come un alimento complesso, in cui la presenza dell'alcol è affiancata da sostanze nutraceutiche di assoluto rilievo che obbligano a leggere i dati epidemiologici con una diversa chiave di lettura. Il vino rosso in particolare deve staccarsi dal solo concetto di bevanda alcolica e può essere considerato un alimento ricco, potenzialmente salutare, con un fattore limitante alla sua assunzione che ne obbliga un uso moderato.
Alcuni studi internazionali caratterizzano la possibilità che il danno indotto dal vino possa dipendere da una particolare caratteristica metabolica individuale, come il livello di acido urico e la sua eventuale crescita dopo l'assunzione di vino, come proposto da Lima (1). Significa che la risposta al vino è individualizzata e non dipende solo dalla quantità di alcol contenuta ma dal peculiare metabolismo di chi lo beve, uscendo così dal concetto che il vino faccia bene o faccia male in assoluto, come oggi molti cercano di sostenere. A breve sarà anche possibile individuare i profili metabolici personali che ne possono beneficiare o all'opposto ricevere danno. Ad esempio fin dal 2003 sappiamo che il vino può facilitare la comparsa di diabete soprattutto se nell'organismo c'è un certo livello di infiammazione, con elevazione contemporanea di IL6 e di IL1-Beta (2) riportandoci così alle considerazioni sull'infiammazione da cibo come cofattore di molte malattie metaboliche. All'opposto, il recente e discusso studio controllato di Gepner (3), svolto con soggetti diabetici di tipo 2 trattati per due anni, segnala un effetto protettivo del bere moderato sul metabolismo che porta a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari proprio in soggetti diabetici. Anche una review di Helm (4) definisce, anche nei soggetti sani, una riduzione del rischio cardiovascolare legata all'uso di vino rosso in quantità moderata (14 bicchieri alla settimana).

Attilio Speciani

Per approfondimenti:
1. Lima WG et al,  Biochimie. 2015 Sep;116:17-23. doi: 10.1016/j.biochi.2015.06.025. Epub 2015 Jun 29
2. Spranger J. Et al, Diabetes 2003 Mar; 52(3): 812-817.
http://dx.doi.org/10.2337/diabetes.52.3.812
3. Gepner Y et al, Ann Intern Med. 2015 Oct 20;163(8):569-79. doi: 10.7326/M14-1650. Epub 2015 Oct 13. 
4. Helm L et al, Nutr Rev. 2015 Sep;73 Suppl 2:120-9. doi: 10.1093/nutrit/nuv049.

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