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giu82018

È ora di pensare a terapie nutrizionali personalizzate per la malnutrizione nelle malattie oncologiche

Il 20% dei pazienti oncologici non riesce a superare la malattia proprio a causa delle gravi conseguenze della malnutrizione. Si stima che in Italia il 15% dei pazienti cronici e oncologici sia a rischio di malnutrizione per l'incapacità di alimentarsi normalmente durante la malattia e durante le terapie, situazioni che possono perturbare l'appetito e la capacità di nutrirsi normalmente.
"Nonostante numerosi studi epidemiologici dimostrino che la malnutrizione è un elemento presente in maniera trasversale, gli interventi per colmare le carenze nutritive di peso e di massa muscolare sono ancora ampiamente trascurati" dice Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC, la Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo, che dal palco del III° Congresso Nazionale in corso a Torino, ammonisce come sia ormai arrivato il momento di considerare la malnutrizione una vera e propria malattia da trattare con terapie nutrizionali personalizzate.
Tanto più che un corretto regime alimentare o l'adeguato stato nutrizionale hanno conseguenze dirette sulla risposta alle terapie: l'indebolimento fisico, generale e delle difese immunitarie, aumenta la frequenza dei ricoveri e peggiora la prognosi con un aumento della mortalità. I dati di ricerche recenti sostengono la necessità di un'inversione di rotta nell'approccio al problema. Malnutrizione, anoressia, perdita di appetito e di peso sono infatti comuni nei pazienti con cancro, sin dalle prime fasi di malattia (circa mezzo milione di persone): secondo lo studio italiano PreMiO, Prevalence of Malnutrition in Oncology, (Oncotarget. 2017) è dimostrato che l'alta prevalenza della malnutrizione e le sue conseguenze negative - più frequenti in oncologia rispetto a tutte le altre patologie -  non sono adeguatamente prese in considerazione nella maggior parte delle unità di oncologia, in Italia come nel resto del mondo (paesi come Germania, Francia, Spagna e Brasile hanno riportato percentuali di malnutrizione variabili tra il 25% e il 70%.
"Spetta al nutrizionista clinico - dice Muscaritoli - essere il punto di riferimento per definire regimi alimentari che possano colmare il gap calorico e proteico anche attraverso l'utilizzo di supplementi orali, alimenti a fini medici speciali che possono sopperire in tutto o in parte ai fabbisogni del singolo paziente e la mancata applicazione di interventi di nutrizione in pazienti critici, anziani, ospedalizzati o fragili potrebbe prefigurare inappropriatezza e malpractice, una vera e propria cattiva pratica clinica" conclude l'esperto.

Francesca De Vecchi

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