Clinica

mar42015

Aspetti nutrizionali nella steatosi epatica non alcolica

Non è lontano il tempo in cui la steatosi epatica veniva considerata una condizione di scarso rilievo clinico. In tempi relativamente recenti è stata identificata una sindrome descritta come steatosi epatica non alcolica (Nafld), che in circa il 20% dei casi può evolvere in steatoepatite non alcolica (Nash), se associata a fenomeni di flogosi e fibrosi e, infine, anche in cirrosi. La Nafld è attualmente descritta come la manifestazione epatica della sindrome metabolica ed è la più frequente malattia cronica epatica, dato che nel mondo occidentale interessa circa una persona su tre. La Nafld è strettamente correlata all'insulino-resistenza, fattore di rischio chiave per lo sviluppo di patologie spesso coesistenti quali il diabete tipo 2, l'obesità e la sindrome metabolica. Ipotiroidismo, farmaci, alimentazione scorretta, dislipidemie e nutrizione parenterale totale protratta, possono essere tutte cause di Nafld. Acquisizioni recenti mostrano anche come aminoacidi solforati e omocisteina possano avere un ruolo nella sua patogenesi. Attualmente non ci sono terapie farmacologiche ritenute "golden standard" per il trattamento di questa patologia. Le modifiche dello stile di vita come, per esempio, la perdita di peso e l'incremento di attività fisica rappresentano dunque il primo approccio clinico. Sebbene la perdita di peso sia utile, alcune diete possono causare o esacerbare questa malattia, oltre a indurre insulino-resistenza. È il caso delle diete "very low carbohydrate" e ad alto apporto di grassi. Inoltre, la composizione di macronutrienti presenti nella dieta possono avere impatto pur senza averlo necessariamente sul peso corporeo. Infatti, diete ricche in acidi grassi saturi o in carboidrati raffinati, quali quelli dei soft drinks, possono essere attuali cause di incremento della Nafld. Una dieta ricca di acidi grassi monoinsaturi e omega-3, di fibre sotto forma di legumi, ortaggi e frutta e un ridotto intake di acidi grassi saturi e carboidrati semplici, dovrebbero essere raccomandati ai pazienti con Nafld.
L'evidenza scientifica mostra che la dieta mediterranea può prevenire ipertensione, obesità, diabete e malattie cardiovascolari, prevenendo o diminuendo la condizione di insulino-resistenza.
I dati disponibili in letteratura descrivono l'adesione alla dieta mediterranea per il trattamento della Nafld come un'opzione terapeutica appropriata, tanto più se associata al miglioramento globale dello stile di vita. L'elevata palatabilità di questo stile alimentare garantisce fra l'altro una maggiore aderenza nel lungo termine.

Per approfondimenti:
1) Diets and nonalcholic fatty liver disease: the good and the bad - Clinical Nutrition 2014; 33 (2): 186-190
2) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4258553/
3) http://www.mdpi.com/1420-3049/19/6/8334/htm

Marco Tonelli


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