Clinica

mag312017

Il controllo degli alimenti per impedire la riattivazione del BAFF

Il BAFF (B Cell Activating Factor) è ormai tra le citochine più importanti per l'identificazione di processi infiammatori sistemici, come documentato dalla recentissima ricerca di Steri (1) sul rapporto tra BAFF e patologie autoimmuni e pubblicata sul NEJM nell'aprile 2017. Dal 2010 però è stato identificato, grazie ai lavori del norvegese Lied (2), uno stretto rapporto tra assunzione alimentare e crescita di BAFF sia a livello intestinale sia plasmatico. Questo significa che l'introduzione di alimenti individualmente reattivi, in assenza di allergie IgE mediate, comporta un'aumentata produzione di BAFF con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
Grazie alle ricerche di un gruppo di medici del North Carolina, in parte della Duke University di Durham e in parte della NC University di Chapel Hill, Kang (3) ha pubblicato nel gennaio 2016 sul Journal of Immunology i risultati di una ricerca sul BAFF e sulle cellule B che producono anticorpi. I ricercatori statunitensi hanno precisato che le "food specific" Immunoglobuline G (quelle che servono per "conoscere" gli alimenti) si agganciano agli antigeni alimentari che sono passati attraverso la mucosa intestinale e formano immuno-complessi, che svolgono due ben distinte azioni. La prima è che stimolano cellule presentanti l'antigene (APC) già sensibilizzate a produrre ulteriore BAFF, spiegando la riattivazione infiammatoria data dall'alimento, mentre la seconda è che avvicinano le cellule B e solo in presenza di un livello elevato di BAFF, stimolano la produzione di altri anticorpi per quell'alimento. Questo significa che anche poche ore di "vera astinenza" dagli antigeni alimentari consentono al BAFF di abbassarsi e alla cellula B di smettere di produrre nuovi anticorpi per la sostanza correlata al latte. In questo modo anche gli anticorpi già presenti si esauriscono e gli immuno-complessi non possono più stimolare la costruzione di nuovi anticorpi né riattivare l'infiammazione. Sia perché ci sono meno anticorpi sia perché il BAFF non stimola più la cellula a produrli.
Come sempre avviene in medicina, quando alcune cose funzionano (come fanno le diete di rotazione), emerge poi una spiegazione logica, scientifica e documentata. Il lavoro di Kang è di fortissimo significato perché fornisce una giustificazione scientifica e di metodo alla impostazione della dieta di rotazione e getta nuove basi perché la conoscenza della interazione tra nutrizione e sistema immunitario continui con lo stesso successo che oggi sta evidenziando.

Bibliografia:
1) Steri M. et al, N Engl J Med. 2017 Apr 27;376(17):1615-1626.
2) Lied GA et al, Aliment Pharmacol Ther. 2010 Jul;32(1):66-73. Epub 2010 Mar 26
3) Kang S et al, J Immunol. 2016 Jan 1;196(1):196-206. Epub 2015 Nov 30

Attilio Speciani


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