Clinica

lug92018

Efficacia della dieta FODMAP nelle malattie infiammatorie dell'intestino (IBD) in fase non acuta

L'incidenza e la prevalenza delle IBD stanno aumentando in tutto il mondo e in particolar modo nei Paesi occidentali, con un'incidenza di circa 1 persona su 200 per la rettocolite ulcerosa e di circa 1 su 300 per il morbo di Crohn. È sempre più frequente, quindi, incontrare pazienti con queste problematiche sia in ambulatorio che in degenza, anche se i motivi per cui hanno richiesto una visita o la causa del ricovero sono dovuti ad altre patologie. Proprio in questi casi, quindi, ci troviamo di fronte a pazienti che possono beneficiare di determinati accorgimenti dietetici per ridurre i sintomi gastrointestinali simil-funzionali, sintomi che si verificano in almeno 1/3 dei pazienti con IBD in fase di quiescenza. Una metanalisi, vari trials clinici e alcuni studi randomizzati e controllati dimostrano l'efficacia di una dieta low FODMAP per ridurre i disturbi intestinali funzionali in questa tipologia di pazienti. La metanalisi citata mostra una riduzione dei disturbi funzionali quali diarrea, dolore addominale e meteorismo, rispetto a una dieta libera. È stato dimostrato infatti che i FODMAP quali oligosaccaridi fra cui i FOS, i mono e i disaccaridi, sono osmoticamente attivi nel lume intestinale, ne modificano l'assorbimento e possono peggiorare i sintomi nelle IBD come anche nella sindrome del colon irritabile. Nei pazienti con IBD è alta la prevalenza di malassorbimento del fruttosio così come la prevalenza di intolleranza a lattosio, maltosio e saccarosio, tutte molecole che sono escluse nella dieta low FODMAP. Se questi zuccheri non vengono regolarmente assorbiti nel tenue e arrivano nel piccolo intestino distale e al colon prossimale, incrementano fenomeni di fermentazione che possono irritare o lesionare l'epitelio e di conseguenza ridurre la sua funzione di barriera. Analoga azione sarebbe svolta dai polioli, contenuti ad esempio nella maggior parte dei prodotti "senza zucchero" edulcorati artificialmente, anch'essi da ridurre drasticamente nelle diete low FODMAP. Tale dieta riduce la pressione osmotica nel lume intestinale, con conseguente decremento dell'acqua intraluminale e, quindi, delle scariche diarroiche. La ridotta fermentazione riduce il meteorismo e di conseguenza il dolore e il discomfort addominale tuttavia, questa dieta può essere relativamente povera in fibra a causa di un'eccessiva riduzione di frutta e di alcuni vegetali e questo può tradursi in un peggioramento o comunque in un mancato miglioramento della stipsi, quando presente. Non sempre la dieta low FODMAP è condotta correttamente e quanto appena detto ne è la prova, dato che si tratta di una dieta che dovrebbe fornire un apporto di fibra normale e non ridotto. Le tipologie di frutta e verdure da preferire, facendo attenzione a non andare oltre le porzioni previste dalle linee guida, sono: fragole, banane, uva, melone, kiwi, agrumi, carote, germogli di soia, zucchine, melanzane, indivia, pomodori e cetrioli. L'aspetto invece negativo di questa dieta, che la letteratura sta facendo emergere, è che la riduzione dell'intake di fibre, inulina e FOS può determinare un'alterazione del microbioma intestinale, con riduzione della massa batterica totale e di conseguenza del butirrato, fattore trofico importantissimo per la mucosa intestinale. Inoltre, se il paziente non è seguito da un professionista della nutrizione, è ad alto rischio di sviluppare malnutrizione, a causa di restrizioni improprie o eccessive.

Approfondimento:
Is a low FODMAP diet beneficial for patients with inflammatory bowel disease? A meta-analysis and systematic review. Feb. 2018 Volume 37, Issue 1, Pages 123-129
https://www.clinicalnutritionjournal.com/article/S0261-5614(17)30180-2/fulltext

Marco Tonelli


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