Scienza

giu292017

Luci e ombre delle diete chetogeniche

Le diete chetogeniche, caratterizzate da un basso contenuto di carboidrati, tornano periodicamente alla ribalta in quanto soddisfano la necessità di perdere peso in breve tempo e sono state uno degli argomenti "caldi" delle giornate di confronto professionale dell'Associazione Medici Endocrinologi chiamate AME DAY.  «Le diete chetogeniche, spiega Nadia Cerutti, responsabile della S.S. dietologia e nutrizione clinica A.S.S.T. Fatebenefratelli Sacco di Milano, producono corpi chetonici che agiscono sul sistema nervoso centrale portando a un aumento sia del senso di sazietà, grazie alla riduzione dei livelli di grelina, sia del miglioramento dell'umore. Entrambe queste condizioni associate alla rapida perdita di peso favoriscono l'aderenza dei pazienti alla dieta. Infatti, se la dieta mediterranea rimane la dieta di elezione grazie al suo ruolo protettivo contro la sindrome metabolica, il suo elevato contenuto di carboidrati può non consentire in alcune persone di ottenere un rapido e adeguato dimagrimento necessario per ridurre i rischi per la salute associata a diverse malattie metaboliche oltre che per motivare il paziente.» «Le diete chetogeniche, illustra Olga Disoteo, diabetologa del S.S.D. diabetologia A.S.S.T. "Grande Ospedale Metropolitano Niguarda" di Milano, possono essere considerate a tutti gli effetti delle "terapie metaboliche" e devono prevedere una selezione dei pazienti e delle patologie che possono giovarsi di tali terapie, quali  ipertensione arteriosa, diabete mellito di tipo 2 all'esordio, dislipidemie, sindrome metabolica, osteopatie o artropatie severe, obesità complicata con e senza indicazione alla chirurgia bariatrica. È indispensabile garantire uno stretto monitoraggio clinico al fine di ridurre i potenziali effetti collaterali. Il rapido calo di peso dovuto a queste diete nelle persone obese o sovrappeso con insulino resistenza si associa a una riduzione dei livelli di acidi grassi nel sangue, di insulina e della glicemia a digiuno. Nelle persone con diabete di tipo 2 all'esordio, alcuni studi hanno dimostrato un miglioramento della funzione delle beta cellule secernenti insulina e una riduzione dell'insulino resistenza con miglioramento del compenso glicemico.» I consistenti dati positivi oggi a disposizione dei clinici ne suggerisce un impiego sicuro come terapia per contrastare obesità, sovrappeso e rischi associati alle malattie metaboliche, ma nel fare il punto su questo tipo di protocollo nutrizionale emergono anche zone ancora in ombra: «va ricordato, afferma Davide Brancato, endocrinologo presso il Centro di riferimento regionale per la diabetologia della Sicilia, Ospedale Civico di Partinico, che le diete chetogeniche si caratterizzano anche per un elevato apporto lipidico, superiore al 60% dell'apporto calorico giornaliero, determinando un aumento del colesterolo LDL, causa dello sviluppo di aterosclerosi. Se per brevi periodi, inferiori alle 4 settimane, le diete chetogeniche possono essere molto utili, la mancanza di studi a lungo termine e su un numero sufficiente di pazienti non consente di escludere che tali diete possano addirittura favorire nel lungo periodo proprio le complicanze associate al diabete, quali infarto del miocardio, ictus, arteriopatia agli arti inferiori, che invece dovrebbero essere contrastate da una dieta adeguata. Da questo punto di vista, la dieta mediterranea si è invece ampiamente dimostrata efficace nel miglioramento dei parametri metabolici e nella riduzione del rischio cardiovascolare».

Silvia Ambrogio

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